Per continuare il nostro viaggio («Leadership: perché non otteniamo l’impatto desiderato?») vi propongo di fermarci a riflettere su una delle aspettative che i collaboratori hanno nei confronti di un buon superiore: avere una visione chiara.
Vi siete già posti queste domande: ho una visione? Che significato voglio dare alla mia vita, alle mie azioni? Il mio lavoro ha un senso per me? Sono pronto a seguire il mio capo?
Il tema della visione è molto sentito non solo fra le giovani generazioni: anche il materiale che ho potuto raccogliere negli ultimi 25 anni di esperienza dimostra che per essere buon capo non possono mancare la visione e il senso.
In senso lato e nel linguaggio comune, il termine «visione» indica la rappresentazione ideale – creata attivamente – di un obiettivo da raggiungere in futuro. In questo senso, la visione ha generalmente una connotazione positiva ed è associata all’attività e alla creatività.
I collaboratori si aspettano che i loro dirigenti abbiano una chiara rappresentazione del futuro. Dove stiamo andando? Come vogliamo e dobbiamo essere percepiti sul mercato tra cinque, dieci, quindici anni?
Più chiara è la visione del futuro, maggiore sarà la sua attrattiva nonché il suo effetto in termini di ordine e ispirazione nel lavoro quotidiano. La visione crea fiducia.
Desidero illustrare questa dimensione con la metafora del viaggio in auto.
Devo andare in Austria per un workshop. La località dista 600 km e io viaggio con il mio capo che mi viene a prendere direttamente con la sua auto.
Appena lo vedo arrivare a bordo della sua Volvo XC90 (per esempio) ho subito una sensazione di fiducia e sicurezza (come metafora, l’auto rappresenta l’azienda).
Mi accorgo subito che il capo guida molto bene (è competente) e questo mi infonde ancora più fiducia… tanto che mi addormento sul sedile.
Dopo due ore mi sveglio. Parlando, il capo mi racconta che da tre anni trascorre le vacanze proprio nella regione in cui stiamo andando. Questo mi dà ancora più fiducia. Anche se non conosce con esattezza il luogo dove stiamo andando, ha una certa familiarità con la zona. Mi riaddormento di nuovo.
Quando mi sveglio, dopo un’altra ora, vedo che nel serbatoio resta un quarto del pieno. Penso che potrà bastare ancora per di 150 km circa.
Con la coda dell’occhio, il capo ha notato che ho guardato la spia del carburante e mi dice con molta calma: «David non ti preoccupare, il prossimo distributore di benzina è a 100 km.»
A questo punto so qual è la prossima tappa e mi sento di nuovo più sicuro che mai.
Questo breve racconto illustra i punti chiave di cosa si intende per visione. I collaboratori si aspettano che il loro capo sia come una guida, che abbia una visione più chiara possibile del futuro e soprattutto che ogni tappa successiva sia chiara e definita. La prossima tappa è chiara.
Questo crea orientamento, fiducia, sicurezza e senso.
Dimenticavo: vicino al luogo del workshop in Austria, c’è un viticoltore che fa un vino molto speciale e non vedo l’ora di passare da quelle parti.
Se riuscite ad associare alla vostra visione alcuni elementi positivi, innescate una dinamica, un movimento positivo; i collaboratori vi seguiranno e soprattutto guarderanno avanti e non indietro.
Per concludere, vi lascio alcuni suggerimenti.
Riflettete sulla vostra visione; assicuratevi che la prima tappa sia chiara; parlate con i vostri collaboratori e soprattutto accertatevi che abbiano successo nel lavoro e che siano consapevoli del loro contributo.
Festeggiate la prima tappa raggiunta e annunciate quella successiva!
Infine ecco le 4 domande che pongo sistematicamente quando parlo di visione con i miei team o i miei clienti.
- Chi sono i nostri clienti?
- Come vogliamo essere percepiti dai nostri clienti, qual è il nostro impatto?
- Come vogliamo lavorare nel nostro team e in cosa ci distinguiamo?
- Quali sono le tendenze (trend) che avranno un impatto sulla nostra attività nei prossimi anni?
«Non basta avere una visione. Bisogna anche realizzarla.»
Lisz Hirn, 1984
Buona visione.